La truffa nigeriana
Ecco perché rifiutare 30 milioni di dollari
Per molti è stata soltanto una trovata divertente, per altri un evidente tentativo di raggiro ma per alcuni è stata una tentazione irresistibile. Ecco com’è andata a finire.
Da circa trent’anni è in circolazione la cosiddetta truffa nigeriana. È iniziata molti anni fa con lettere inviate per posta aerea e ancora oggi sta circolando in tutti i paesi europei.
La lettera è stata sostituita con un’email ma il contenuto della comunicazione è sempre lo stesso. In un inglese colorito e molto cerimonioso si spiega come, per un sopraggiunto cambiamento della situazione politica nigeriana, un’ingente somma di denaro lasciata in eredità da un principe da poco deceduto, non poteva più essere ritirata in Nigeria ma doveva essere inviata a un beneficiario estero.
Dopo un’accurata ricerca, l’erede ha individuato nel destinatario dell’email la persona che cercava. La soluzione per risolvere il problema è piuttosto semplice. Si tratta soltanto di accettare un bonifico di trenta milioni di dollari (milione più, milione meno) sul proprio conto corrente bancario italiano, girare poi venti milioni all’erede nigeriano e trattenere i rimanenti dieci milioni sul conto, quale ricompensa per avere contribuito a risolvere il problema.
L’email termina con una semplice richiesta di accettazione a ricevere la somma di denaro. L’erede del principe benedice, ringrazia e resta in attesa della risposta.
Non un ingenuo e sprovveduto malcapitato ma un imprenditore di successo non ha resistito alla curiosità e ha risposto all’email e così ha dato inizio alla sua avventura nigeriana. Ecco cosa è successo.
L’imprenditore, che chiameremo sig. Rossi, dà il consenso a procedere all’accredito dei trenta milioni di dollari sul suo conto corrente senza però fornire nessun dato sensibile.
La risposta del nigeriano è molto sollecita. Dopo ringraziamenti e benedizioni varie l’erede nigeriano inizia a fornire i dettagli dell’operazione. L’erede è in realtà un alto funzionario del Ministero degli Interni nigeriano che non può esporsi troppo apertamente e, vista anche l’entità dell’importo in questione, fa notare che sarebbe meglio avere un incontro riservato durante il quale procedere allo svolgimento dell’intera operazione. L’incontro dovrebbe avvenire nella sede del ministero ad Abuja, capitale della Nigeria.
A questo punto il sig. Rossi, sebbene contrariato dalla sopraggiunta necessità di andare in Nigeria per togliersi una curiosità, comincia anche a credere all’autenticità dell’operazione. Trova verosimile che un funzionario ministeriale abbia bisogno di agire con prudenza e si convince anche che la sede di un ministero dà una buona dose di credibilità all’intera faccenda.
Il sig. Rossi decide di partire per la Nigeria accompagnato dal suo direttore export. I due arrivano ad Abuja, telefonano al numero che gli era stato dato e un distinto signore arriva a prelevarli in albergo. Il sig. Rossi e il suo responsabile export raggiungono la sede del ministero e, accompagnati dalla stessa persona che li ha prelevati, arrivano nell’ufficio dell’alto funzionario con il quale avevano l’appuntamento.
Tutto procede in modo molto formale e rassicurante. Il funzionario ringrazia calorosamente e ripete la storia dell’eredità e aggiunge che ha urgente bisogno di procedere con il trasferimento della somma all’estero. Il sig. Rossi, ormai convinto della bontà dell’operazione, si dice pronto a procedere.
Ecco che a questo punto scatta la trappola. L’operazione di trasferimento ha un costo! È un costo che in termini di percentuale sull’importo totale è assolutamente irrisorio: 20.000 dollari. È una cifra che è necessario versare per soddisfare alcune complicate procedure burocratiche e poter finalmente disporre dei 30 milioni di dollari. Il funzionario si mostra molto soddisfatto e progetta, una volta conclusa l’operazione, di organizzare una festa in Italia per ringraziare il suo nuovo amico italiano. Porterà anche la moglie e i figli e si dice sicuro che si presenteranno altre opportunità di proficua collaborazione.
Il sig. Rossi e il suo direttore export condividono la soddisfazione del funzionario nigeriano e lo assicurano che provvederanno a bonificare l’importo di 20.000 dollari appena rientrati in Italia. Così fanno e restano in attesa di ricevere il bonifico di 30 milioni.
Dopo una settimana il bonifico non è ancora arrivato. Neppure dopo due e neppure dopo tre settimane. Il sig. Rossi ha già provato ripetutamente a telefonare al funzionario ministeriale, senza mai ricevere risposta.
Passa un’altra settimana e il sig. Rossi decide di tornare in Nigeria per ricordare al funzionario che gli accordi prevedevano l’immediato invio del bonifico e che non era corretto farlo aspettare così a lungo.
Il sig. Rossi e il suo direttore export arrivano all’ingresso del ministero di Abuja, chiedono di parlare con il funzionario ed ecco l’amara sorpresa: nessuno lo conosce. Sicuramente, in quel ministero, non lavora nessuno con quel nome. Dopo qualche insistenza il sig. Rossi ottiene di tornare nell’ufficio nel quale aveva concluso l’accordo. Nell’ufficio non c’è nessuno. La stanza è a disposizione dei funzionari per incontrarsi con visitatori esterni e non è mai stata l’ufficio di nessuno in particolare. L’addetto del ministero si dice dispiaciuto per l’accaduto…
Rossi ha capito. Troppo tardi ma ha capito tutto.
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